Lo scorso 30 maggio, una rappresentanza del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), guidata dalla Presidente Maria Chiara Carrozza, ha visitato a Cadarache, nel sud della Francia, il sito dove è in costruzione ITER, l’impianto sperimentale più grande al mondo per la fusione termonucleare controllata.
ITER si propone di dimostrare che è possibile produrre energia da fusione in modo controllato, con l’obiettivo di raggiungere 500 MW di potenza generata.
Il Cnr è fortemente coinvolto nell’impresa, essendo responsabile, insieme ad altri enti uniti nel Consorzio RFX presso l’Area della Ricerca del Cnr a Padova, dello sviluppo e della costruzione in scala 1: 1 di una parte fondamentale di ITER, l’iniettore di neutri. Contributi scientifici e tecnologici su altre tematiche affiancano questo progetto.
“L’obiettivo scientifico di ITER è ottenere l’ignizione in un plasma, consentendo reazioni di fusione autosostenute, per raggiungere un guadagno netto di energia rispetto a quella usata per scaldare il plasma stesso”, afferma Daniela Farina, direttrice dell’Istituto per la scienza e tecnologia dei plasmi (Cnr-Istp).
“Il progetto internazionale ITER conta 7 partner, Unione Europea, Cina, Corea, India, Giappone, Russia e Stati Uniti, e 35 Paesi partecipanti. Fondamentale è il ruolo italiano a partire dal direttore Generale, Pietro Barbareschi. Sono stati ottenuti già importanti successi tecnologici e di ingegneria, come gli avanzamenti scientifici nella criogenia, nella superconduttività e soluzioni innovative per la realizzazione di condizioni di vuoto spinto, necessarie nella fisica dei plasmi”, afferma Emilio Fortunato Campana, direttore del Dipartimento ingegneria, ICT e tecnologie per l’energia e i trasporti (Diitet) del Cnr.
“Le tecnologie utilizzate per costruire l’impianto derivano da uno sforzo congiunto di diversi Paesi. Ogni Paese coinvolto sviluppa determinate attività e servizi con la propria tecnologia, ma le specifiche finali, cioè quelle relative alla funzione che devono svolgere, o i parametri da rispettare, sono uguali per tutti”, commenta Corrado Spinella, direttore del Dipartimento di Fisica (Dsftm) del Cnr.
Un valido esempio di cooperazione internazionale che contribuisce ad accrescere il ruolo e l’importanza della science diplomacy in ambito internazionale. “La condivisione di progettualità presente a ITER rappresenta come la scienza possa realizzare progetti separati per poi farle funzionare insieme, indipendentemente dalla appartenenza geografica dei ricercatori”, afferma la Presidente del Cnr Carrozza. “Qui ci sono scienziati di diverse nazionalità che lavorano insieme con l’obiettivo di realizzare energia illimitata per tutti. Una conferma del fatto che nella scienza non contano i confini ma le idee, da qualunque parte arrivino”.
Lo scorso 30 maggio, una rappresentanza del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), guidata dalla Presidente Maria Chiara Carrozza, ha visitato a Cadarache, nel sud della Francia, il sito dove è in costruzione ITER, l’impianto sperimentale più grande al mondo per la fusione termonucleare controllata.
ITER si propone di dimostrare che è possibile produrre energia da fusione in modo controllato, con l’obiettivo di raggiungere 500 MW di potenza generata.
Il Cnr è fortemente coinvolto nell’impresa, essendo responsabile, insieme ad altri enti uniti nel Consorzio RFX presso l’Area della Ricerca del Cnr a Padova, dello sviluppo e della costruzione in scala 1: 1 di una parte fondamentale di ITER, l’iniettore di neutri. Contributi scientifici e tecnologici su altre tematiche affiancano questo progetto.
“L’obiettivo scientifico di ITER è ottenere l’ignizione in un plasma, consentendo reazioni di fusione autosostenute, per raggiungere un guadagno netto di energia rispetto a quella usata per scaldare il plasma stesso”, afferma Daniela Farina, direttrice dell’Istituto per la scienza e tecnologia dei plasmi (Cnr-Istp).
“Il progetto internazionale ITER conta 7 partner, Unione Europea, Cina, Corea, India, Giappone, Russia e Stati Uniti, e 35 Paesi partecipanti. Fondamentale è il ruolo italiano a partire dal direttore Generale, Pietro Barbareschi. Sono stati ottenuti già importanti successi tecnologici e di ingegneria, come gli avanzamenti scientifici nella criogenia, nella superconduttività e soluzioni innovative per la realizzazione di condizioni di vuoto spinto, necessarie nella fisica dei plasmi”, afferma Emilio Fortunato Campana, direttore del Dipartimento ingegneria, ICT e tecnologie per l’energia e i trasporti (Diitet) del Cnr.
“Le tecnologie utilizzate per costruire l’impianto derivano da uno sforzo congiunto di diversi Paesi. Ogni Paese coinvolto sviluppa determinate attività e servizi con la propria tecnologia, ma le specifiche finali, cioè quelle relative alla funzione che devono svolgere, o i parametri da rispettare, sono uguali per tutti”, commenta Corrado Spinella, direttore del Dipartimento di Fisica (Dsftm) del Cnr.
Un valido esempio di cooperazione internazionale che contribuisce ad accrescere il ruolo e l’importanza della science diplomacy in ambito internazionale. “La condivisione di progettualità presente a ITER rappresenta come la scienza possa realizzare progetti separati per poi farle funzionare insieme, indipendentemente dalla appartenenza geografica dei ricercatori”, afferma la Presidente del Cnr Carrozza. “Qui ci sono scienziati di diverse nazionalità che lavorano insieme con l’obiettivo di realizzare energia illimitata per tutti. Una conferma del fatto che nella scienza non contano i confini ma le idee, da qualunque parte arrivino”.